
seduti ad ascoltare il tempo
“Oltre il villaggio [di Raggiolo] ricominciano i castagneti, che salgono su per le falde della montagna, verso la cima. Seduti sulla grande, muschiosa radice di un vecchio albero, canuto di muffa, guardiamo indietro al di là delle case, la lunga strada che abbiamo percorso, sino a dove la valle si apre sul piano e, più lontano, alle irreali colline azzurre, fino al Sasso della Verna, che si libra su di esse. Ai piedi di questo colle, scendiamo sulle sponde del torrente: ci sono dei prati verdissimi, orlati di pioppi, freschi e silenziosi rifugi per riposare in un giorno d’estate. In inverno potete stare qui, sedervi su di un masso abbandonato dalla piena e tiepido di sole e lasciare che la mente si liberi nella tristezza dell’inverno. Gli alti e nodosi tronchi degli alberi sono grigi e spogli sopra la corrente argentea, un pallido sole sorride sopra di essi, sui massi, sui ciuffi morti dell’erica, sull’erba scolorita e sulle querce color ruggine, arse dal gelo. Di fra le piante giunge la voce di una ragazza, nascosta alla vista, che canta una canzone monotona, mentre guarda le sue pecore. E’ tanto, tanto tempo che Roberto e i suoi arcieri hanno cessato di disturbare e da allora a Raggiolo ogni giorno è stato uguale all’altro, senza cambiamenti, eccetto quel lento pulsare, che impercettibilmente riempie il piccolo cimitero e rinnova le facce nei secolari abituri”. (E. Noyes, Il Casentino e la sua storia, Londra 1905)


Tutto passa...
“...tutta la valle fino a Raggiolo è superbamente coltivata per tutti i monti con grani, fave, fagioli; vi sono dei muri che sostengono il terreno a terrazzini e viti basse che fanno ottimo vino e molti frutti e piante, e sopra vi sono tutte superbe selve di castagni ottimamente tenute fino all'ultimo crine che divide il Val d'Arno ove nell'ultimo miglio vi sono i faggi. Tutte queste selve sono bene tenute e concimate col fuoco” (Pietro Leopoldo di Lorena, Relazioni sul Governo della Toscana, 1778). Questo paesaggio è ormai svanito. I segni del secolare e paziente lavoro di messa a coltura dei terreni hanno lasciato il passo alla natura. Piante e arbusti si sono di nuovo impossessati di quegli spazi che erano stati strappati loro un tempo con secolare fatica. Le grandi distese di castagneti da frutto, base dell'alimentazione dei raggiolatti e curati come giardini sono solo un ricordo. Un grande sipario di un verde diverso è calato sulla valle... Cambiano gli attori e le scene, ma lo spettacolo continua...