L'antica Chiesa di San Michele Arcangelo
Lungo la strada che congiunge i due antichi borghi (sec.V-VII) di Coita, il paese dei Goti, e Ragiolo, di origine invece longobarda, sono ancora riconoscibili le strutture della vecchia casa colonica del Podere di Sant’Angelo, uno dei tanti ruderi sparsi tra i boschi del Casentino. Avvicinandosi con occhio attento sono riconoscibili alcuni caratteri fuori dal comune: ricorsi con conci in arenaria tagliati regolarmente presenti in diverse parti del manufatto, la presenza di finestre strette come feritoie che denunciano chiaramente la loro antichissima origine. Ci troviamo infatti di fronte all’antica Chiesa di San Michele Arcangelo, citata nei documenti ancor prima del XIII secolo.
una creatura celeste
L’origine della chiesa risale all’Alto Medio Evo, al periodo longobardo, quando il culto di San Michele Arcangelo era particolarmente diffuso. La devozione a questa creatura celeste, andò spesso a sostituirsi ad antichi luoghi di culto pagani legati alle acque. E in effetti, piccoli corsi d’acqua scorrono intorno a Sant’Angelo. Il ruscello perenne è conosciuto con il nome di Fosso di Cavallino o di Vico, forse da ricollegare, questo secondo termine, a sua volta, ad un piccolo abitato (vicus) di origine romana o altomedievale, probabilmente l’antica "Villa Ragiola", citata nel 967 in un diploma dell’Imperatore Ottone I, distrutta nel 1440 dal Piccinino insieme al vicino castello di Raggiolo. Da allora "Villa Ragiola" cessò definitivamente di esistere e i suoi abitanti si trasferirono a Raggiolo. Dell’antico villaggio resta ancora oggi il ricordo nella località detta La Villa sotto il Podere di Sant’Angelo, lungo la via selciata per Raggiolo.