2 - Le fabbriche di Raggiolo

Fabbriche Raggiolo

Così si decreta...

"In nome di Dio amen. Anno della sua natività 1319, indizione II, giorno 15 del mese di giugno…viene reso di pubblica conoscenza che il potente e magnifico Guido Novello, per grazia di Dio palatino in Toscana… ha concesso in affitto a Uguccio del fu Ugolino di Manovello di Casole… le case, le fabbriche, edifici, carbonile, acquedotto orti e la strada fino al fiume Teggina insieme alle capanne e a tutto ciò che si trova dalla strada fino al detto fiume. Inoltre il signor conte con tale locazione ha affidato al detto Uguccio tutte le masserizie sottoelencate: …un’incudine nuova di acciaio di grosso peso, una sceglia e un maglio senza peso…una stadera grossa…dieci paia di tenaglie..un martello per fare i contrassegni…Il signor Conte ha promesso di difendere e mantenere le fabbriche …e di difendere nel suo comitato Uguccio, i suoi soci, maestri e apprendisti…Inoltre i vetturali tributari che portano il ferro, minerale e pezzi potranno passare liberamente per i territori del signor Conte senza alcun pedaggio…"

 

Così si decreta...
Le fabbriche sul fiume

Le fabbriche sul fiume

Questo atto stipulato nella loggia del castello di Raggiolo ci informa della presenza di opifici dediti alla lavorazione del ferro e alla produzione di armi. Le fabbriche dovevano essere almeno tre, ubicate in prossimità delle pendici Castri Ragioli, lungo il torrente Teggina di cui sfruttavano la forza motrice delle acque. Gli edifici insieme a tutte le attrezzature da lavoro appartenevano ai feudatari locali, i Conti Guidi, i quali li cedevano in affitto per tempi piuttosto limitati. Sicuramente riforniti dalle fabbriche di Raggiolo, oltre alla zona del Teggina, erano i castelli e le località della Valle del Solano e della zona di Poppi e Fronzola

Spade, elmi e pugnali

I prodotti, frutto dell’attività di operai specializzati, varcavano anche i confini del Casentino. Alcuni libri di commercio infatti parlano di invii ad Arezzo di “ferro grosso di Casentino” comprato sui mercati di Bibbiena e proveniente da Raggiolo. Le ferriere abbisognavano di grandi quantità di carbone per le operazioni di forgiatura e tempra dei ferri, prodotto localmente grazie all’abbondanza di boschi. Il materiale ferroso, invece, a parte le piccole miniere locali e quelle di Carda, Calleta e Ortignano, era importato dall'Isola d'Elba. Da qui risaliva l'Arno fin dove possibile per poi varcare i monti a dorso di mulo.

Spade, elmi e pugnali
Patti e benefici

Patti e benefici

Per questo Raggiolo era un paese privilegiato nel Casentino, oggetto di notevole attenzione da parte di Arezzo e di Firenze, dato che vi si producevano armi. Il fatto è provato dai benefici concessi nei patti di assoggettamento stipulati nel 1357, una volta cancellato il dominio feudale, tra gli abitanti del castello e Firenze. Fu per le fabbriche di armi che nel 1389, in piena guerra tra Firenze e Milano, Giovanni Tedesco occupò Raggiolo con ben 150 cavalieri, suscitando la rappresaglia fiorentina verso il paese, salvato dall’intervento del Beato Guido da Raggiolo, eminente domenicano del Convento di S.Maria Novella.

fabbri e fucine, elmi e spade